Si ripropongono alcuni stralci di discorso pronunciati da Antonio Tajani, vice presidente della Commissione Europea, nel corso del convegno "Mezzogiorno 2014 - 2020" di Confindustria (Roma, 17 gennaio 2013).
"Non
si può fare politica delle infrastrutture se anche l’Europa non ha una sua
strategia di crescita e sviluppo. L’ultimo Consiglio europeo purtroppo non ha
recepito a pieno le proposte della Commissione per quanto riguarda l’aspetto
della flessibilità del Patto di stabilità. La Commissione aveva proposto di
utilizzare certamente con rigore, ma anche con flessibilità, questo strumento.
Il Consiglio ha ritenuto di non concederne ma, a mio parere, non è stata una
scelta che agevola la crescita del Sud dell’Europa e dell’intera Unione perché
i dati che abbiamo non sono positivi. Era in prima pagina sui giornali internazionali
ieri il fatto che anche la locomotiva Germania fatica a crescere e dunque,
forse serve un’inversione di tendenza.
A
tal riguardo, ad esempio, io sono un convinto sostenitore dell’euro, ma allo
stesso tempo ritengo che debba esserci un governo teso alla crescita; fortunatamente
il presidente della BCE Draghi sta svolgendo un vero ruolo di guida facendola
essere non solo uno strumento di garanzia dell’inflazione ma anche un soggetto
che gioca un ruolo per la crescita.
La
moneta non può non essere protagonista di una politica di sviluppo industriale,
agevolando anche l’export e quindi la competitività del sistema produttivo. Se
non sarà questa la strada il manifatturiero sarà continuamente penalizzato. La
Commissione europea ha posto un obiettivo ambizioso: avere accanto agli
obiettivi 20-20-20 (energia e ambiente) anche un 20% di PIL frutto del manifatturiero
europeo e non possiamo guardare al Mezzogiorno d’Italia fuori da ciò.
Detto
del Patto di stabilità e della moneta, nel Sud si può certamente fare di
meglio. La situazione degli ultimi anni ci parla di un PIL sceso di 6 punti con
due terzi di posti di lavoro nazionali persi in quest’area, nonostante 80
miliardi di fondi strutturati al Meridione e le politiche agricole. La politica
di coesione dunque non ha prodotto un allineamento tra Sud Italia e resto d’Europa.
Il ministro Fitto prima e Barca poi hanno cercato di imporre una svolta nell’utilizzo
dei fondi strutturali disponibili, scegliendo anche alcune direttrici di
priorità come le infrastrutture, la moda, il turismo.
Abbiamo
finanziato come UE una serie di progetti importanti: il collegamento ferroviario
Napoli – Palermo; il progetto Berlino – Palermo; lo snodo di Roma e il
rafforzamento generale dei collegamenti ferroviari, portuali e aeroportuali. Ma
penso anche alle infrastrutture energetiche visto che l’Italia meridionale sarà
terminale delle reti che ci uniranno all’Africa.
Purtroppo
la situazione al Sud è grave con il 40% delle imprese che denuncia difficoltà
di accesso al credito e il ritardo dei pagamenti. In tal senso, ringrazio il
governo che è stato tra i primi in Europa a recepire la direttiva sul ritardo
dei pagamenti che chiude un capitolo vergognoso, imponendo alle amministrazione
di chiudere i pagamenti ai fornitori entro tempi certi".